Andrea Bargi Consulente Assicurativo

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Tutto sulla previdenza complementare

Prima di entrare nello specifico, dobbiamo capire com’è la situazione previdenziale in Italia e perché è così importante la Previdenza Integrativa?

Al giorno d’oggi  siamo tutti consapevoli che la pensione derivante dai contributi INPS  non sarà sufficiente per permetterci di mantenere lo stesso tenore di vita che abbiamo costruito nell’età lavorativa.

In questo scenario son presenti diversi elementi che ci inducono a vedere il sistema retributivo attuale come un sistema destinato a FALLIRE

·       Ingresso sempre più tardivo dei giovani nel mondo del lavoro

·       Modalità di inserimento atipiche

·       Diffusione del lavoro a tempo determinato o precario

·       Redditi medi sempre più bassi

Secondo il corriere della sera (02/09/2018) attualmente l’INPS ha circa 227 Miliardi di euro di entrate contributive, e al tempo stesso eroga  265 Miliardi di euro di pensioni

E’ indiscutibile che questa strada non potrà essere percorribile a lungo.

Un altro fattore che mette a in difficoltà il sistema Pubblico è il rischio demografico.

In Italia le nascite sono in calo da ormai 9 ANNI, e l’aspettativa di vita sta’ esponenzialmente aumentando portando l’età media rispettivamente a circa 80 anni per gli uomini e 85 per le donne.

Questo trend fa si che per ogni 100 giovani ci siano 168 anziani su tutto il territorio nazionale.

In questo grafico vediamo come si è modificata nel tempo la percentuale dei  30enni (rosso) e dei 60enni (bianco)

A queste condizioni il sistema previdenziale, così come sviluppato attualmente, è destinato a indebolirsi sempre di più

Se a tutto questo aggiungiamo anche il rischio CONTRIBUTIVO e il rischio FINANZIARIO , si capisce il motivo per cui è così importante ADERIRE A UN PIANO DI PREVIDENZA INTEGRATIVA.

COME FUNZIONA IL SISTEMA PREVIDENZIALE ITALIANO?

Il sistema previdenziale italiano è costituito da 3 Pilastri:

1.     PREVIDENZA OBBLIGATORIA

2.     PREVIDENZA COMPLEMENTARE COLLETTIVA

3.     PREVIDENZA COMPLEMENTARE INDIVIDUALE

Il primo pilastro è gestito dall’INPS che dal 1995 calcola le pensioni sulla base dei CONTRIBUTI EFFETTIVAMENTE VERSATI moltiplicati a un coefficiente che trasforma il capitale in rendita.

Il secondo e il terzo pilastro riguardano due tipologie di previdenza complementare, la quale rappresenta di fatto un integrazione rispetto alla pensione obbligatoria.

Si tratta di una scelta libera e volontaria e si effettua aderendo a un FONDO PENSIONE, che viene gestito da una compagnia assicurativa, da una banca, da una SIM o da una SGR.

QUALE SONO LE TIPOLOGIE DI FONDI PENSIONE?

I fondi pensione si dividono in tre:

1.     FONDI PENSIONI CHIUSI (O NEGOZIALI)

2.     FONDI PENSIONI APERTI

3.     PIP (PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTICI)

I primi si definiscono chiusi perché sono riservati a una stessa categoria lavorativa, a una stessa azienda, o a un specifico accordo collettivo. Le persone che vi possono aderire devono far parte di una classe omogenea e si aderisce per collettività.

Nel secondo caso invece non ci sono vincoli di categoria e tutti possono aderire.

I PIP infine,  sono delle particolari polizze vita ad adesione singola, vengono gestite solo da compagnie di assicurazioni.

IL VANTAGGIO FISCALE

Viste le scoperture nel sistema di PREVIDENZA PUBBLICA, lo Stato attraverso  il decreto legge 252/2005 http://www.covip.it/wp-content/uploads/A-016-Decreto-2529.pdf , ha incentivato l’adesione a una forma di previdenza complementare dando la possibilità di DEDURRE dal proprio reddito personale l’intero importo destinato al PIP, fino a un massimo di 5165€ per anno solare.

Facciamo degli esempi:

Dove finiscono i miei soldi?

Se decidiamo di destinare i nostri risparmi in un PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTICI stipuliamo a tutti gli effetti una polizza vita, la quale prevede un rendimento annuo in base al profilo scelto.

 Ecco le principali caratteristiche:

·        decidere liberamente quando e quanto versare

·       decidere dove investire in base alle proprie esigenze

·       decidere di cambiare in qualsiasi momento il profilo d’investimento

·       decidere di trasferire l’intera posizione a un'altra forma di previdenza.

Chi può aderire?

·       Lavoratori dipendenti (pubblici e privati)

·       Lavoratori autonomi e liberi professionisti

·       Pensionati (purché l’iscrizione avvenga un anno prima della maturazione dell’età prevista per il pensionamento di vecchiaia)

·       Soggetti fiscalmente a carico

·       Tutti coloro che non svolgono un attività lavorativa (es. casalinga)

Quado scade?

Il fondo pensione nasce con l’obiettivo di creare un capitale o una rendita integrativa al momento del pensionamento; per questo motivo la scadenza naturale del piano coincide con l’età pensionabile.

Per chi invece è prossimo alla pensione o la percepisce già, c’è un periodo di permanenza minimo di 5 anni.

 

Si può liquidare anticipatamente?

La risposta è sì, in questo senso il decreto prevede varie possibilità:

fin da subito per:

·       Spese mediche per se, il coniuge e i figli fino al 75%

·       Perdita dei requisiti per invalidità che riduca la capacità lavorativa a meno di 1/3              riscatto totale

·       Cessazione dell’attività lavorativa che comporti inoccupazione fino al 100%  (cambiano le tassazioni in base alla durata dell’inoccupazione)

Dopo 8 anni per:

·       Acquisto o ristrutturazione della prima casa per se o per i figli fino al 75%

·       Per qualsiasi esigenza fino al 30% 

L’Aderente in possesso di particolari requisiti ha la facoltà di richiedere che tutta o parte

della posizione accumulata venga erogata sotto forma di rendita integrativa temporanea

anticipata (RITA)

 

le casistiche che danno questa opportunità sono le seguenti:

 

·       Caso 1

o   Cessazione dell’attività lavorativa;

o   Raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i cinque anni successivi alla cessazione dell’attività lavorativa;

o   Maturazione, alla data di presentazione della domanda di accesso alla RITA, di un requisito contributivo complessivo di almeno venti anni nei regimi obbligatori di appartenenza;

o   Maturazione di cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

 

·       Caso 2

o   Cessazione dell’attività lavorativa;

o   Inoccupazione, successiva alla cessazione dell’attività lavorativa, per un periodo superiore a ventiquattro mesi;

o   Raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i dieci anni successivi al compimento del termine di cui al precedente punto;

o   Maturazione di cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari.

 

Cosa succede a scadenza?

Una volta giunti a scadenza esistono tre possibilità:

·       Riscattare tutto il capitale maturato (la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale non deve superare il 50% dell’assegno sociale)

·       Trasformare tutto il capitale in rendita vitalizia

·       Riscattare il 50% sotto forma di capitale e trasformare l’altro 50% in rendita vitalizia

Quali sono le tassazioni?

A scadenza verrà applicata una tassazione agevolata, da un massimo del 15% a un minimo del 9% in base agli anni di permanenza, solo sui versamenti portati in deduzione.

Sugli interessi maturati invece la tassazione è del 20%.

Che tipo di versamenti è possibile effettuare?

·       Contributi volontari (sono i versamenti effettuati dall’Aderente in ogni momento della fase di accumulo)

·       Contributi aziendali (sono i versamenti effettuati dal datore di lavoro sulla base di eventuali accordi collettivi e/o aziendali )

·       TFR (sono i versamenti effettuati dal datore di lavoro relativi al TFR in maturazione)